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At the end of the day di Cosimo Alemà

At the end of the day è un altro piccolo segnale di ripresa del cinema di genere in Italia e la dimostrazione che sono proprio questi i film che gli altri paesi ci chiedono. La pellicola di Cosimo Alemà, co-produzione canadese, ha girato con successo qualche festival specializzato in giro per il mondo (come il Noir di Courmayeur), tra un po' dovrebbe uscire nella sale inglesi e francesi, mentre in Giappone è già uscito in DVD. Ieri come oggi sono i nostri generi più consolidati, gli action e i gli horror per dirne due, ad attirare l'attenzione del pubblico internazionale. Il letargo durato più di venti anni sembra dare segnali di ripresa. Arrivederci amore ciao è un poliziesco-noir coi fiocchi (ma Michele Soavi è sempre stato una garanzia), Smile di Gasperoni è un tentativo, non troppo riuscito devo ammettere, di riciclaggio dei vari Final Destination, poi è arrivato Shadow di Federico Zampaglione e tutto iniziava a sembrare più roseo. L'elettroencefalogramma del cinema horror dava un altro segnale di ripresa, isolato, come quello di Gasperoni, ma pur sempre un segnale. At the end of the day sembra alimentare di nuovo questa idea di una resurrezione. Eppure ancora una volta tocca essere molto cauti.


Il problema principale di questo film è una sceneggiatura che presenta i dieci personaggi protagonisti (i tre cattivi più i sette buoni) in un modo un po' banale. Prendiamo il ragazzo cattivo che dice allo zio di insegnargli tutto quello che sa perché vuole diventare come lui, o la presentazione delle due sorelle che si abbracciano e sbaciucchiano perché dopo pochi giorni dovranno separarsi. Nulla da dire -ci tengo a sottolinearlo- sugli attori, tutti stranieri, tutti piuttosto bravi. La sceneggiatura inoltre sorvola su molte logiche e qualche inconguenza salta proprio agli occhi e alle orecchie. Cosimo Alemà dà l'impressione di esserne consapevole e un po' come faceva Mario Bava distrae lo spettatore con un impianto visivo e sonoro molto accurato. Le urla distorte delle vittime, le musiche a palla durante fughe o uccisioni non sono affatto male. Come esordio è quello che è, dignitoso ma niente di che. Quindi per Alemà, per Gasperoni e anche -se pur di meno- per Zampaglione, vale lo steso discorso che feci qualche anno fa per H2Odio di Infascelli: bisogna migliorare la fase della scrittura, fatto questo possiamo cominciare a parlare di una vera rinascita.

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